Soddisfazioni
Di recente ho fatto la mammografia e poi l’ecografia al seno. Il medico che mi fatto l’ecografia era una donna. Arcigna, sbrigativa nei modi anche se non nell’esecuzione dell’esame. Ma ciò che non scorderò tanto facilmente è il suo sguardo.
Ecco, lo ammetto, a torace nudo non sono proprio un bello spettacolo. Una lunga cicatrice orizzontale sopra il seno sinistro (per rimuovere il nodulo di quasi 3 cm..), una piccola cicatrice sopra il seno destro e relativo bottoncino (dove è posizionato il port), una lunghissima cicatrice che dalla base del collo scende verso la pancia e tre piccoli forellini sopra l’ombelico (ricordo dei tre drenaggi). Se vogliamo in tutto ciò c’è una certa simmetria, ma non si può negare che l’insieme non sia il massimo, se poi aggiungiamo che come conseguenza della quadrantectomia il capezzolo sinistro è più alto di quello destro, decisamente non sono un bello spettacolo..
Da settembre ad ora occasioni e motivi medici per spogliarmi ce ne sono stati in abbondanza e ho avuto modo di cogliere su di me tanti sguardi diversi: curiosi, sorpresi, stupiti, indifferenti, compassionevoli, solidali, ma come quello della scorsa settimana mai.
Schifato.
Sì, non ci sono altre parole. Certo, non in modo palese ma si intuiva in modo chiaro ciò che pensava: la sua espressione e la sua postura rimandavano la difficoltà di starmi vicino.
Ecco, se devo essere sincera, ci sono rimasta male solo per un centesimo di secondo, poi mi è subentrata la pena per lei, per la sua miseria morale e per la sua incapacità di essere dottore.
Il suo sguardo mi ha fatto ricordare l’anormalità del mio corpo: quelle cicatrici che sono testimoni del mio vissuto. Alcuni mi hanno chiesto se penso di nasconderle, magari facendo un tatuaggio, un altro mi ha consigliato una crema per ridurre i segni lasciati sulla pelle.
Non so che farò, quai sicuramente nulla, e se non mi fosse vietato dalla radioterapia che oggi concludo penso che quest’estate sarei andata al mare con il bikini, come ho sempre fatto. Quelle cicatrici ho imparato ad amarle. Quelle cicatrici sono mie. No, non chiamatele segni di guerra. La guerra per me è un’altra cosa. Sono testimoni della mia vita, della sofferenza provata e anche della miracolosa capacità dell’essere uomo di superare difficoltà e dolori e riaprirsi alla vita.
Quello sguardo mi ha dato l’occasione di riflettere sul mio corpo, su quei segni. Ho avuto modo di capire che è stata una fortuna non aver incontrato prima quel medico, quando la fragilità di un post operatorio mi avrebbe reso troppo sensibile al suo giudizio.
Sono fortunata e forse la devo anche ringraziare perchè mi ha dato l’occasione di ripensarmi. Io ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il mio corpo, a lungo non mi è piaciuto, troppo secca quando i maschi, si sa, cercano le maggiorate, troppo bassa quando l’altezza diciamolo ha un certo valore. E poi, non so quando, non so come, ci ho fatto pace con il mio corpo. Di certo aiuta avere accanto un uomo che ti ama, ma come ho già avuto modo di dire, se non siamo le prime a considerarci meritevoli, gli altri possono urlarlo a squarciagola e noi non lo considereremo vero.
Qualche anno fa o in un periodo di fragilità post operatoria quello sguardo mi avrebbe mortificato a lungo.
Ora no, ora quello sguardo mi ha reso più consapevole di me e del mio stare bene nella mia pelle, nel mio corpo con tutti i suoi difetti.
E lasciatemelo dire, son soddisfazioni!
Sei una grande perché io non so se avrei avuto la forza di reagire come hai reagito tu , purtroppo – per altre vicende – di sguardi su di me ne ho sentiti e sento fin troppi e so cosa si prova. Per questo ancora una volta ti dico : chapeau.
ma lo sai che la prima a stupirsi della mia reazione sono stata proprio io??
Enorme soddisfazione tua… enorme disgusto per il soggetto in questione
direi che disgusto ci sta bene.. sì sì 🙂
che piccola persona fa pena pure a me!E tu sei stata una gran donna e 1000 volte superiore a lei……………………che poi è donna pure lei………………………..
ha colpito molto pure me il fatto che fosse donna, e pensare che quando sono entrata ho pensato “oh che bene, una donna”
bravissima, è cosí che si fa, il nostro corpo, pur cosí fragile, è il nostro migliore alleato, difetti, cicce, cicatrici, traumi. non c’è niente di
meglio che sentirselo bene addosso, di qualunque forma o specie: significa
che siamo vive!!
proprio vero, e da quando l’ho realizzato ho iniziato a prendermene cura, adesso piano piano riprendo anche un sano regime alimentare 🙂
Mi associo… siamo vive, doloranti magari ma… vive.
Veramente uno sguardo inadeguato il suo, ma in fondo come dici ti ha permesso di accrescere la consapevolezza di te e della tua grandezza…
come al solito meglio cercare un lato positivo in ciò che ci accade 🙂
Questo tuo racconto mi ha fatto provare tante emozioni diverse Wolky. La prima è stata un fastidioso senso di disgusto per quella dottoressa (?), rabbia e vergogna per la sua miseria, indignazione perché a certi soggetti è consentito di fare i medici. Ero infuriata Wolky, e stavo per consigliarti di non lasciare perdere, che una così non può passarla liscia, che una segnalazione alla direzione dell’ospedale ci voleva, anche solo per non permetterle di fare del male a persone meno forti di te.
Poi però ho letto la seconda parte del tuo post ed è subentrata l’ammirazione, per tutto quello che sei e che provi, per la tua forza e la tua profonda saggezza. Forse hai ragione tu, una così si punisce da sola, io però continuo a sognare un mondo utopistico dove si ha rispetto per la sofferenza e la debolezza degli altri. Specialmente se si è dei medici.
Anch’io lo sogno, Maude, voglio sperare che il suo sia stato un episodio isolato perché se ogni volta che vede un corpo deturpato reagisce così rischia di far soffrire troppe persone. E per la segnalazione.. a ripensarci sarebbe stato bello se fossi riuscita a dirle direttamente io quel che pensavo di lei..
il mio parere “poco diplomatico” Te l’ho già espresso……qui aggiungo solo che definirla “medico” è un’offesa per chi, medico, lo è veramente e con la M maiuscola e per fortuna ancora ce ne sono. Le reazioni che possono suscitare la vista delle Tue cicatri, possono essere le più diverse….non da parte di un medico, non da parte di una “donna” medico, specie verso un’altra donna….ma si sa, nel momento che si è medici o si professa solo per mestiere e non anche per vocazione, questo può accadere.
Umanità, delicatezza e sensiblità (mettiamoci anche del sano buon senso e un po della troppo dimenticata buona educazione): sarebbe ora di introdurle come materie di studio e di severissimo esame selettivo….
P.S.: FINITOOOOOOOOOOOO!
.. e il tuo altro parere mi ha fatto ridere, lo sai!
per il resto, Rita, puoi immaginare che penso la stessa cosa, essere medici non significa solo avere competenze tecniche, le abilità sociali vanno di pari passo (e anche quelle si possono imparare!)
Penso sinceramente che tutto quello che sai tu, dovresti insegnarlo. Ai malati e ai non malati. Grazie per quello che scrivi!
Ho linkato questo post sulla mia pagina facebook perchè potessero leggerla anche i miei amici. Spero non ti dispiaccia, nel caso rimuovo il link 🙂
lo sai che le tue parole, dette da te, mi emozionano molto??
..non mi dispiace 🙂
Bada che doso molto bene le parole, non le butto lì a caso!
appunto!
Ammiro tanto il tuo coraggio, vuol dire che hai superato una fase importante. Certo quando una persona non è al massimo del proprio “volersi bene” a causa delle sofferenze vissute e poi ti capita una dottoressa di questo tipo, può davvero essere devastante.
Ma tu sei stata molto forte e per questo posso dirti che sono veramente fiera della tua reazione!
pensa che è stata talmente inaspettata che ho avuto bisogno di più giorni per capire come mai avessi reagito così
e comunque non voglio pensare che reagisca sempre così..
Ammiro te e compatisco lei, come ho guardato schifata anni fa una persona che mi guardava con compassione, un’estate, al mare, coperta per non esporre le cicatrici fresche al sole, è questa persona che m guardava con fare compassionevole, come a dire “poverina”…poverina un accidente…poverina te!
🙂 oh yes poverine tutte quelle con mente ristretta!
Nel leggere il tuo post mi è ritornato in mente il film “Un medico, un uomo” interpretato da William Hurt.
La trama di questo film è in poche parole quella di um medico- abbastanza cinico e distaccato dai suoi pazienti- che capisce cosa vuol dire essere un uomo solo quando dall’altra parte della barricata si ritrova lui..e scopre che non è per niente piacevole essere solo un numero su di una cartella clinica.
Fa molto riflettere come la sensibilità delle persone sia sovrastata dalla routine, dalla noia, dall’insoddisfazione, dalla poca capacità di sorridere.Alla cara dott.ssa che ti ha fatto la mammografia consiglio proprio di guardarsi “un medico,un uomo”,si capiscono cose che sui manuali non sono scritte.
purtroppo hai ragione, MIki, troppo spesso riusciamo veramente a comprendere gli aspetti emotivi solo quando viviamo di persona certe esperienze, ma per chi svolge certe professioni questo non dovrebbe accadere..
Ci vuole una persona speciale per pensare e scrivere cose così! Continua a volerti bene perchè ne vale la pena, sei bellissima ed anche di più proprio per le cicatrici che non ti hanno piegata ^_^
A quel medico (?) consiglierei di andare a piantar patate
grazie Margherita, :*
Tanto di cappello Wolkerina ;D!
Mi inchino e ti ammiro ancora di più se possibile, perché di fronte ad una mancanza così grave, solo una grande donna avrebbe reagito come te!
Un abbraccio!
“piccola” donna vorrai dire ;D
grazie Simonetta!
Brava!!
grazie 🙂
A volte ci si chiede come mai alcuni dottori scelgano quella professione….dato che non sono nè umani nè sensibili….Sono certa che il tuo corpo non sia niente male anche con qualche cicatrice! Come sempre sei un esempio UNICO da seguire….Complimenti!!!
sei gentile, Isa, grazie!
Sai, leggere questo post, oltre a un’immensa ammirazione per te, mi riempie di disgusto, perché scegliere di fare il medico è una decisione importante, delicata, da compiere con tutta la consapevolezza del mondo, e non bisognerebbe mai dimenticare che insieme alle capacità oggettive bisogna essere in grado di entrare in empatia con i pazienti (mi è sempre rimasto in mente quel frammento de “La meglio gioventù” dove il prof lo dice al protagonista). Ma tu sei davvero forte. Un abbraccio
Mi auguro davvero che si sia trattato di un episodio isolato, anche se certe professioni richiedono più di altre di non tralasciare mai l’aspetto umano..
e grazie della segnalazione, Cristina, è da molto che devo vedere il film, prima o poi lo farò 🙂
Sei semplicemente una grande, ti ammiro sempre di più!
Elisa
solo perché nel blog non scrivo tutto ciò che penso, dico e faccio 🙂
Brava, bravissima, così mi piaci!!!! Io ho solo una piccola cicatrice lasciata dal CVC e devo dire che ci sono davvero affezionata!!!
è incredibile il legame che si crea con le proprie cicatrici!
Che tu riesca a trarre soddisfazione da questo tipo di atteggiamenti ti fa onore e la dice lunga sul tipo di persona che sei, però questi comportamenti non dovrebbero proprio esistere, sono brutti per strada, ma sono intollerabili in uno studio medico per un esame, per giunta, come la mammografia… Le cicatrici raccontano la tua storia e la tua forza
sì, sono parte di me, e la cosa più importante è che io viva bene con loro 🙂
Jovanotti dice: “E ogni cicatrice è un autografo di dio, nessuno potrà vivere la mia vita al posto mio…”
Anch’io ne ho tante… ma mica solo per colpa del cancro, eh? 😉
.. ho letto 🙂 le mie invece sono dovute solo a lui!
A mio parere ci sono alcuni medici (solo alcuni, ovvio…la maggior parte è qualificata e competente) che, durante la loro vita, si sono ritrovati a fare una scelta sbagliata: studiare medicina.
Ma perchè se non sono in grado di rapportarsi con un paziente, di trasmettergli ottmismo e fiducia devono fare il medico? Ma che vadano a fare un bel corso di karate per sfogare così le loro frustrazioni!!!
Ammiro il tuo autocontrollo e la tua saggezza…hai ragione da vendere!Io, al tuo posto, mi sarei fatta scappare qualche osservazione cattiva o mi sarei sentita terribilmente demoralizzata…in entrambi i casi, non ne sarebbe valsa assolutamente la pena.
Queste persone devono vergognarsi di loro stesse e sentirsi a disagio per il loro assurdo comportamento, non siamo noi pazienti a doverci sentire a disagio!
Un abbraccio grande.
quando mi sono resa conto di come si stava comportando ho davvero provato molta pena per lei e questo è stato sufficiente per non sentire rabbia o altro.. meglio così!
Come diceva mia nonna: “raglio d’asino non giunge in cielo”.
Le meschinità delle persone piccole non possono intaccare lo spirito di una grande donna!
Un abbraccio
🙂 sìsì, proprio piccina d’animo!
Dall’ incontro con questa persona sei riuscita a trarre le tue riflessioni positive e a noi hai dato l’occasione di conoscerti un po’ di più (anche fisicamente) e ti dico che sei bravissima!!
Sempre con il mio affetto
Olga
cara Olga, è stata proprio una occasione per ripensarmi.. grazie!
Cambiasse mestiere. E qui mi fermo.
se è il suo tipico modo di fare sarebbe meglio per tutti, anche per lei!
Mi hai colpito in modo positivo. Sono Rosa, una tua compagna di avventura. Vorrei contattarti. Come faccio? Un saluto.
Ciao Rosa, puoi scrivermi qui: spiccareilvolo@tiscali.it
E brava la mia amica virtuale… sei davvero unica. La pena per quell’essere che non riesce a comprendere quanta vita ci possa essere nelle tue cicatrici è davvero tanta. Un abbraccio
si può solo provare pena per persone così meschine.. ricambio l’abbraccio Claudia!
Ti ho scritto una e-mail e spero che mi rispondi. Auguri per tutto. Un abbraccio. Rosa.
grazie per gli auguri Rosa.
rispondo sempre alle mail, a volte mi ci vuole un po’ più di tempo ma .. rispondo sempre 🙂
L’ammetto, io sono una di quelle che ne sarbbe uscita devastata, dopo quello sguardo. Ancora più piena di insicurezze e di confusione.
Ho sempre avuto un rapporto difficile con il mio corpo, dopo tutto questo la situazione non è certo migliorata. Anche se tutta questa esperienza, in generale, mi ha portato un bagaglio di autoconsapevolezza che va ben al di là di una tetta storta. Non è questo, sono sicura che mi capite. Ma io sono lontanissima dall’amare il mio corpo, dal considerarlo un mio alleato. Ma so che dovrei farlo.
E questo tuo dolcissimo post mi aiuterà in questo percorso.
Grazie!!
ti capisco bene, Biancaspina, perché per tantissimi anni ho avuto un rapporto difficile con il mio corpo, non mi piacevo, pensavo che l’attività fisica fosse una perdita di tempo e l’alimentazione un modo per trovare piacere. mentre ti scrivo mi rendo conto che forse la mia svolta è avvenuta quando ho iniziato a prendermene cura, prima con l’alimentazione e poi con l’attività fisica. dedicarci del tempo per far sì che si mantenesse sano e in forma (e non in senso di chili sia chiaro) piano piano forse ha cambiato anche il mio modo di vivermi. Ti auguro di iniziare presto a considerare il tuo corpo come il tuo alleato più prezioso!
Complimenti per il grande equilibrio dimostrato. Una laurea in medicina non fa di una persona un “essere umano” purtroppo.
eh già, purtroppo ai test d’ingresso non vengono valutate le abilità minime per rapportarsi agli altri!